venerdì 10 dicembre 2010

Invece di studiare: deliri economici

Invece di studiare vado su internet. E questo non è bene.
Poi vado su tom's hardware senza un motivo preciso. E anche questo non è bene.
Poi mi cade l'occhio su questo articolo. E anche questo non è bene.

Un membro dell'attuale governo (ma che strano) decide improvvisamente di questionare la reciprocità tra Stati. WTF?
Certo è logico che sia il Ministro per lo Sviluppo Economico a fare una dichiarazione del genere... lo è un po' meno se si valuta di quali agenzie siano l'oggetto della dichiarazione.

Mi piacerebbe bollarlo come un "semplice" caso di Stato che ostacola il movimento dei flussi di capitale in ottica anti-globalistica, e già la cosa sarebbe abbastanza ridicola per un paese della UE nell'anno nel 2010 d.C.

E' però ridicola il doppio se consideriamo che questa inusuale mozione ha come attori:
  1. Un ministro che, benché giustamente di Partito, ha partecipato in diverse attività di lobbying a favore del Gruppo Fininvest (non link tutto, basta leggere Wikipedia)
  2. Tale ministro è rappresentante di Governo presieduto da un parente stretto (per non dire proprietario diretto, ovviamente) del proprietario della ditta italiana in questione, contrapposta a quella USA
  3. Nessuno, come già detto, mi risulta avere mai mosso una mozione del genere, che si traduce nell'ostacolare gli investimenti in Italia di una ditta straniera; un gesto molto irrazionale in un economia internazionale moderna che trova il suo punto di forza proprio negli investimenti intra-nazionali all'interno del cosiddetto "blocco Occidentale", volendo per amor di chiarezza trascurare i paesi BRIC e simili
Insomma, un bel conflitto di interessi. Ma mentre di questa questione potremmo anche non curarcene (del resto non ce ne curiamo da quindici anni), dal punto di vista economico è un buono spunto di riflessione. Ovviamente è improprio citare un caso idiota come questo come esempio di analisi di decisioni strategiche (è una faccenda che, benché meschina, riguarda il solo territorio italiano), ma penso che potrebbe essere un inizio. Del resto, se già il confine tra liberalizzazione e protezionismo è una terra di nessuno dove una cosa si incrocia all'altra, è interessante vedere come la lotta tra gli interessi strategici nazionali e le dinamiche globalizzate si possa "arricchire" con l'interesse dei privati e della politica.

Ovviamente, la cosa sarebbe rilevante se nell'interesse "dei privati" fosse nascosto un interesse strategico: ma non è questo il caso. Per usare terminologie standard (e non quelle tipiche di questo strano paese italiano), si potrebbe parlare di attività di Lobbying non strategicamente vitali, elevate però a un livello altissimo: voglio dire, le Lobbies statunitensi, per quanto potenti, non siedono al Governo. E inoltre, negli Stati Uniti le lobby sono perfino riconosciute giuridicamente: qui in Italia, è tutto "in nero". E non c'è quasi per niente traccia di una relativa concorrenza nel lobbying; a valutare da notizie come queste si direbbe che mentre negli USA esistono varie lobbies che seguono vari interessi, qui in Italia esista quasi un monopolio: il Biscione.

Tutto questo articolo è ovviamente solo un tentativo di usare strumenti standard per situazioni che non mi sembrano standard. O perlomeno per il mondo occidentale. Qualche volta, dirò, vedo delle analogie con i casi africani di cui nel libro di Giovanni Carbone...


Fantastico... l'Italia si sta rivelando una fonte di "casi" economici degni dell'Indocina

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- Saffo

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