sabato 11 settembre 2010

Ermeteuse, #3

Una cosa che Ermeteuse non disse subito a nessuno, se non alla famiglia che ospitò, era che lentamente i ricordi del suo passato stavano tornando. A poco a poco, frammenti di memoria emergevano nei momenti più inaspettati, intervallati a volte da quelle che lui chiamava "sessioni di meditazione", che servivano più spesso a ricucire insieme i brandelli della sua breve vita che a trovarne di nuovi. La meditazione era un'arte sconosciuta ai poveri pescatori di Mimeme, e ancora meno alla poverissima famiglia di albergatori che ospitavano Ermeteuse.

I cacciatori di reperti avevano cercato di prendere con loro Ermeteuse, per usarlo come guida vivente per le rovine; ma la famiglia che gestiva l'ostello (che Ermeteuse riconobbe poi come un ex-caserma della periferia dell'antica Città) si oppose, avendo preso in simpatia il ragazzo. Questi seppe farsi valere giocando insieme da cherubino e da diavoletto: disse di non ricordarsi niente di niente e di non volere nemmeno ricordare, e ricordò al capitano dei cacciatori che sapeva che questi aveva prelevato l'enorme banco di memoria del suo Hibernaculum. Questo era un reato da corte marziale, per un Esercito affamato di tecnologia informatica prebellica. Il ragazzo scambiò la sua libertà per il suo silenzio.

Ovviamente, non ci perdeva niente: gli Hibernaculum contenevano un elaboratore centrale e uno di riserva, e l'ingenuo capitano aveva strappato in fretta e furia il secondo dal suo telaio in metallo... Lasciando però attaccato all'Hibernaculum il suo alimentatore. Il povero albergatore pensò che Ermeteuse sorridesse solo perché era ora libero.

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- Saffo

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