martedì 20 settembre 2011

Cronaca africana

Un mio intervento sulle ragioni del sottosviluppo africano s'è trasformato in un compendio del modulo sull'Africa di un mio esame di politica. Beh, tanto vale riportarlo, no? La storia non è sotto copyright.

Rispondere a questa domanda richiede una enciclopedia.

Le ragioni fondamentali si possono anche ritrovare prima del colonialismo: gli stati africani erano spesso acefali e spesso nemmeno "stati", avevano un territorio non definito e nessuna autorità politica perché dato che è SCONFINATA, se a un gruppo di persone non andava di lavorare per un capo gli bastava andarsene ("vote with feet"). E dato che nessuno s'è mai fermato in forma stanziale e prodotto un surplus di produzione, non ci si è mai alzati più di tanto dal livello di sussistenza. E che sviluppo vuoi avere, così?

Successivamente il colonialismo ha sancito il disastro. Risorse materiali depredate, infrastrutture costruite solo a beneficio del trasporto dalle miniere/foreste/whatever direttamente ai porti, condizione di segregazione, politica che benché in due declinazioni differenti (centralizzazione e assimilazione per i francesi, cooptazione e decentralizzazione per gli inglesi) si è sempre ritrovata funzionalizzata agli interessi di poche elites e per nulla allo sviluppo dello Stato in sé, che altro non era tra parentesi che due linee su una mappa che delimitavano solo chi depredava dove.

Ora vado a mangiare, poi ti dico il resto di quello che so io.

( Beh? Voi non mangiate mai? )

Allora. È chiaro ora che, date le premesse dell'epoca coloniale, è completamente assurdo aspettarsi che i neonati Stati africani dopo la fine del colonialismo potessero progredire nello sviluppo allo stesso modo dei paesi occidentali. Mancavano completamente le premesse: autorità statuale, presenza di classi sociali benestanti in numero sufficiente, infrastrutture, risorse di partenza. A questo si aggiunga che ripartire dal livello del nostro passato, per un Paese in via di sviluppo, significa non potere emulare il nostro modello di sviluppo. Negli anni Cinquanta si pensava che i PVS fossero "gli occidentali da piccoli", la storia ha dimostrato che questa visione era molto ingenua.

Il problema fondamentale emerso subito dopo la decolonizzazione è stato la sua classe politica. La maggior parte delle volte alle istituzioni democratiche costruite in fretta e furia dai bianchi si sono sostituiti governi di diversa composizione e orientamento politico, ma spesso caratterizzati dall'idea classica "per ora faccio una dittatura, ma è per avere una società nuova in seguito, sisi" con diverse forme di ricostruzione culturale che vedeva il passato precoloniale come un bengodi democratico e redistributivo. Ho detto redistributivo? Volevo dire patrimonalista. Ci sono stati casi di Presidenti che dedicavano al proprio segretariato il 90% del budget statale, e il resto al settore industriale (e gli agricoltori? Abbandonati).

E che sviluppo vogliamo avere, così?

In seguito le diverse guerre civili hanno peggiorato la situazione; la cosa è degenerata in particolare nei Paesi dove si trovano commodities richiestissime sul mercato internazionale (un esempio per tutti: il Coltan, materiale composito dal quale dipendono tutte le nostre masturbazioni sui lucidissimi schermi in HD dei nostri smartphones).

Il flusso enorme di aiuti internazionali è la ciliegina sulla torta dei guai africani: elargiti per aiutare lo sviluppo, in pratica l'hanno rallentato. Sia per predazione da parte dei governi, sia perché si innescava spesso un giro perverso per il quale lo Stato veniva tenuto su solo dai finanziamenti. Chi cazzo ha voglia di investire nello sviluppo, quando con due mitragliate davanti alla CNN arrivano i sesterzi?

In breve: diverse concause tra le quali attività predatorie dei bianchi e dei neri, sedute sugli allori, conflitti etnici.

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- Saffo

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