martedì 24 agosto 2010

Ermeteuse, #1


Sopra la casa di Ermeteuse, c'era un'antenna. Non la semplice asta di ferro che raramente faceva capolino sui fragili tetti delle case in tufo che sottostavano al piccolo promontorio dove si ergeva la pur modesta casa di Ermeteuse: la sua antenna era una torre alta dieci metri, un intrico di cavi e travi in metallo che si accastellavano a formare quello che era l'edificio più alto che il villaggio di Mimeme avesse mai visto nei suoi quarant'anni di storia.

Questa antenna era insieme l'orgoglio e lo spauracchio degli abitanti del villaggio: grazie a lei arrivavano spesso camion dell'Esercito ricchi di provviste che i soldati donavano alla povera popolazione del posto; ma insieme temevano che un giorno il Nemico scoprisse la grande mano in metallo che Ermeteuse agitava nell'etere, in cerca della sua Voce.

Perché a questo serviva quella torre, con tutti i suoi cavi e tutte le sue antenne di forma inusitata e ormai dimenticata: captava nell'aria le segretissime trasmissioni cifrate del Nemico, e se già questo si era visto nei secoli che precedettero la Guerra, era grazie a Ermeteuse che tutto poteva funzionare. Il rapporto tra Ermeteuse e l'antenna era diretto, mediato solo dalla complessa interfaccia neurale che copriva spesso il cranio del giovane. La natura della tecnologia usata dal giovane era quasi sconosciuta allo stesso Esercito: come unico tecnico e utilizzatore della complessa struttura, relitto ancora funzionante di chissà quale ormai antica tecnologia pre-Guerra, egli aveva fortissima influenza sull'Esercito.

Ermeteuse afferrava la Voce del Nemico, la ascoltava e decifrava, e ne offriva il contenuto all'Esercito; in cambio, l'Esercito si teneva lontano dal villaggio di Mimeme e dalle sue vicinanze, e offriva cibo e manutenzione delle scalcinate macchine dissalatrici.

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- Saffo

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